Edificata ai primi anni del Quattrocento dai fratelli Buzio ed Annichio de Vespone, inserita tra le botteghe della cortina settentrionale del Borgo Scacciaventi e dedicata all’Apostolo San Giacomo Maggiore, la chiesa riveste un importanza particolare nella storia religiosa e civile della Città.
Fu, tra l’altro, nel Quattrocento sede delle prime assemblee dell’Universitas Cittadina (publicis civium comitiis) e nella seconda metà del Novecento fu devotamente curata da Mamma Lucia che, profondendo il suo impegno nella pia opera di ricerca e recupero delle salme dei caduti della Seconda Guerra Mondiale, proprio nella Chiesa conservava i poveri resti in attesa di inviarli alle famiglie.
L’edificio, di piccole dimensioni (m. 21.40 x m. 6.10), presenta un impianto planimetrico a navata unica, con una volta a botte ripartita con modanature e fregi a stucco che scandiscono anche l’andamento decorativo delle pareti.
Sull’ingresso è posta la pregevole cantoria a struttura lignea riccamente decorata con fregi e dorature. Di notevole pregio è l’acquasantiera in pietra presente nella Chiesa fin dalla sua fondazione.
La facciata modificata nel 1739, per ovviare ai problemi statici insorti a causa dei vari eventi sismici, presenta due lesene laterali che sorreggono il cornicione di coronamento e due lesene centrali su cui imposta l’arcone d’ingresso.
Il portale in pietra parzialmente ricoperto dall’arcone settecentesco, è sormontato da una lapide anch’essa settecentesca su cui è incisa la storia del manufatto.
L’edificio è stato interessato da numerosi cicli di restauro, l’ultimo dei quali risale agli ultimi anni del Novecento; subito dopo il terremoto del 23 Novembre 1980, su iniziativa della Soprintendenza ai BAPSAE di Salerno, fu posta mano ai lavori di rifacimento delle coperture che furono progettati dall’architetto cavese Mariano Granata.
In seguito, nel 1999, la Curia Arcivescovile di Amalfi e Cava diede inizio ai lavori di rifacimento delle finiture che furono affidati all’impresa del concittadino Filippo Bisogno.
Le opere riguardarono tra l’altro il restauro degli stucchi e delle dorature, il rifacimento dell’impianto elettrico e l’integrazione degli elementi mancanti o deteriorati della pavimentazione.
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