La costruzione della Cattedrale, espressione del successo economico e politico della comunità cavese nel XVI secolo, sancisce il definitivo affrancamento dell’Università de la Cava dal giogo dell’Abbazia della S.S. Trinità.
L’affrancamento era iniziato con la costruzione, lungo l’antico asse viario di fondo valle, delle botteghe e dei palazzi del Borgo da parte degli intraprendenti mercanti cavesi.
Il 22 marzo 1514 Papa Leone X emanava la bolla “Sincerae devotionis” con la quale istituiva la nuova Diocesi di Cava, liberandola dalla sudditanza abbaziale.
Quale sede della Diocesi fu temporaneamente scelta la Chiesa di Santa Maria della Terra presso il villaggio fortificato del Corpo di Cava.
I Cavesi, non condividendo tale scelta, chiesero ed ottennero dal cardinale Ludovico d’Aragona che la Chiesa, futura sede della Diocesi, fosse costruita nei pressi del Borgo Scacciaventi:
“in primis la Università et Clero de dicta Cità suplicano alo prefato Signore Cardinale che per comodità di Sua Signoria Illma et de dicta Università et Clero si habia a fare la Ecclesia Catthedrale del dicto Episcopato, in capo alo Burgo deli Scazaventi prope palatium del dicto Episcopato, sub vocabulo Sanctae Mariae dela Gracia”.
A tale richiesta il Cardinale rispondeva: “Placet fieri eorum expensis” – “E’ opportuno sia realizzata a loro spese”.
Nel 1517 il vescovo, Mons. Pietro Sanfelice, diede inizio ai lavori affidandoli al maestro muratore Santillo della Monica “capomastro de le fabbriche de la Regia Corte” .
La fabbrica realizzata da Santillo palesò immediatamente i suoi limiti - vuoi per le carenze strutturali dovute ai materiali ed alla scarsa coerenza del terreno di fondazione di natura alluvionale, vuoi perché ritenuta inadeguata dalla comunità cavese - e fu abbandonata e chiusa nel 1552.
Nel 1561 si diede avvio alla edificazione della nuova Cattedrale. L’Università de la Cava commissionò un nuovo progetto e fu realizzato un modello ligneo.
La costruzione fu affidata all’architetto cavese Pignaloso Cafaro che, con la collaborazione del padre Giovan Giacomo e la supervisione di vari “periti et experti et mastri fabbricatori”, tra cui Vincenzo Della Monica, si impegnò a realizzare la fabbrica “justa modellum ordinem et formam dati dicto mastro”, in pratica il Cafaro assunse l’incarico come direttore dei lavori.
A Pignaloso Cafaro, nel 1573 fu affidata la progettazione e la realizzazione della Sagrestia nuova.
La fabbrica della Cattedrale passò attraverso varie mani fino al 1591, anno in cui si può con buona sicurezza individuare la fine dei lavori.
L’edificio presentava una pianta di tipo basilicale a croce latina a tre navate, con un transetto sui cui due lati si aprivano tre cappelle, un abside di forma quadrata affiancato da due cappelle di dimensioni inferiori, anch’esse a pianta quadrata.
Fin dall’inizio del ‘600, l’edificio mostrò preoccupanti carenze statiche; il materiale utilizzato per le strutture, si rivelò inadatto ai carichi cui era sottoposto, per cui tra il 1638 ed il 1642, il vescovo Lanfranchi fece sostituire il tenero tufo grigio di Fiano dei pilastri delle navate con la pietra calcarea di Paterno.
Gli eventi sismici condizioneranno con regolare frequenza la vita della cattedrale, che sarà interessata da numerosi interventi di restauro e di trasformazioni formali.
Nei primi anni del 700 anche l’interno mutò aspetto, gli archi ed i pilastri in pietra furono ricoperti di stucco.
La configurazione planimetrica attuale del tempio è figlia proprio delle trasformazioni settecentesche.
Tra il 1794 ed 1796 fu avviato un completo rifacimento stilistico e formale degli spazi interni, furono realizzate le decorazioni a stucco delle pareti che terminarono nel 1801, improntate al sobrio classicismo che all’epoca imperava nella Napoli borbonica.
Nel XIX secolo un nuovo evento sismico rese necessario il rifacimento della facciata, per cui nel 1822 fu incaricato dell’opera l’ingegnere Giuseppe Lista.
Nel 1857 a seguito di un altro terremoto Mons. Luigi Del Forno su disegno del notaio e perito Giuseppe Catone, diresse i lavori di rifacimento della facciata.
Anche durante l’800, come nei secoli precedenti, la Chiesa fu arricchita con opere d’arte, pittoriche, lignee e marmoree, come la policroma pavimentazione in marmo completata nella seconda metà del secolo.
Il XX secolo rappresenta un periodo buio per la cattedrale; la seconda guerra mondiale non risparmiò la chiesa, che danneggiata dai bombardamenti, fu oggetto di un intervento di restauro che durò dal 1959 al 1966.
In questa occasione si diede inizio ad una sconsiderata spoliazione della Chiesa; furono venduti numerose opere d’arte e pregevoli manufatti che facevano parte del patrimonio della Chiesa come ad esempio l’intelaiatura lignea della navata centrale con i dipinti del De Simone, del Mozzillo, del Paliotti, vari altari in marmo che datavano fin dal 1751 e numerosi arredi lignei.
Alla fine dei lavori nel 1966 al centro del transetto, in ossequio alle nuove disposizioni liturgiche, veniva eretto un altare in marmo rivolto ai pubblico, sovrastato da un anonimo moderno baldacchino con quattro colonne in marmo, completamente slegato dall’impianto architettonico e formale della chiesa.
Il sisma del 23 novembre1980 causò nuovi e gravi danni alla cattedrale, che rimase chiusa per circa 19 anni, durante i quali furono sottratte altre opere d’arte.
I lavori di restauro diretti, tra gli altri, dall’architetto cavese Mariano Granata, furono completati nel 1999 e la Cattedrale fu riaperta al culto da Mons. Beniamino De Palma il 4 dicembre 1999.
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